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Saluto dell'Arcivescovo metropolita al corso seminariale “Il terremoto abruzzese del 6 aprile 2009: dalla diagnosi dei dissesti alla progettazione degli interventi sull'edilizia storica”

17 September 2010
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SALUTO DELL’ARCIVESCOVO METROPOLITA

AL CORSO SEMINARIALE

IL TERREMOTO ABRUZZESE DEL 6 APRILE 2009: DALLA DIAGNOSI DEI DISSESTI ALLA PROGETTAZIONE DEGLI INTERVENTI SULL’EDILIZIA STORICA

PROMOSSO DALL’ARCIDIOCESI

 

Sala CARISPAQ – L’Aquila, 15 settembre 2010

 

1.  Un caro saluto a tutti.

Al Provveditore Santariga,

all’ Arch. Luca Maggi, nostro Soprintendente,

all'Arch. Prof. Rocchi.

A tutti i presenti e, in particolare, agli Architetti e Ingegneri dell’Aquila.

 

2. E un grazie. In particolare a tutti i nostri collaboratori dell’Ufficio Beni Culturali, che tanto si sono impegnati per preparare questo corso seminariale.

 

3.      E’ un’iniziativa fortemente voluta dall’Arcidiocesi. E come sempre, con molta umiltà, come Chiesa dell’Aquila, offriamo questo servizio per il bene della nostra città.

E’ il momento importante della ricostruzione. E’ vero, occorrono tanti soldi. Ma occorrono anche e, soprattutto, tante idee. E noi speriamo che da questo corso nascano idee utili per la ricostruzione.

 

4.      Quante volte, dopo il sisma del 6 aprile, ho sentito gli Aquilani (di tutte le condizioni e di tutte le età) dire “Mi manca la mia città”. Certo a tutti noi aquilani manca la nostra città.

Ma cos’è una “città”?

La risposta è complessa. E perciò diventa complesso e difficile anche il discorso sulla ricostruzione. Se leggiamo anche un breve riassunto della storia economica, politica e sociale delle trasformazioni contemporanee, ci accorgiamo che le città sono punti di riferimento per resistere alla banalizzazione globale. E più invecchiano più migliorano, offrendo memorie che riaffiorano dalle pietre. Chi si impegna a ricostruire una città, devastata dal sisma, non può dimenticare questa verità.

 

5.      E a questo proposito mi piace riportare due citazioni dell’Arch. Mario Botta, tratto da un suo articolo apparso su “Vita e Pensiero” (di marzo-aprile 2010. Il titolo dell’articolo è “La bellezza della città europea”):

Scrive l’Arch. Botta: “Il tessuto urbano invecchiando migliora: questo paradosso eclatante turba gli animi di architetti e urbanisti. Dobbiamo allora ammettere come non siano gli aspetti tecnico-funzionali, che costantemente rincorriamo, a offrire una migliore qualità della vita, ma la ricchezza della stratificazione e in definitiva le memorie che riaffiorano dalle pietre della città. Attraverso l’esperienza del vivere negli edifici storici, disegnati e consolidati attraverso il lavoro delle generazioni estinte, riconosciamo una maggiore qualità e ritroviamo valori che ci appagano, frutto di fatiche di comunità scomparse, lontane nel tempo dalle ansie e dalle preoccupazioni del nostro vivere. Riemerge forte, allora, il bisogno di storia dato dal contesto costruito, continuamente modificato e ridisegnato nel trascorrere del tempo, che trasforma e sconvolge gli usi e i valori originali, che ora assumono nuovi significati. La città insegna che non è possibile vivere senza passato e che il territorio della memoria rappresenta una condizione del vivere presente”.

E ancora: “Risuona infantile rivendicare un’innovazione tipologica del manufatto architettonico in aperta sfida alla morfologia della città, come se l’evoluzione dei nuovi modelli non dovesse trovare collocazione dentro un contesto già costruito. Di fronte a un processo apparentemente disgiunto dalle regole dettate dal tessuto urbano, è giunto il momento di rivedere una gerarchia di valori in grado affermare l’importanza d’insieme della città: è nella memoria dei suoi spazi, nei meandri del suo passato che è ancora possibile rintracciare gli anticorpi in grado di opporre una resistenza etica, prima ancora che estetica, alla fragilità della nostra cultura”.

Si potrebbero dire tante altre cose sulla città e, in particolare, sulla nostra città.

Dalle varie statistiche risulta che nel 1950 le città con oltre un milione di abitanti nel mondo erano ottanta. Nel 2015 ne sono previste circa cinquecento. E già attualmente la metà della popolazione mondiale vive in grandi agglomerati urbani. Noi desideriamo con tutto il cuore e lo vogliamo fermamente che in questa storia della “città” nel mondo non manchi la nostra piccola storia, la storia della nostra città. Che era una bella città e tutti ci auguriamo che torni ad essere bella e accogliente, come prima del 6 aprile 2009.

6.      Un’ultima riflessione, proprio sul nostro Corso Seminariale, che oggi inizia.

L'Arcidiocesi dell'Aquila si fa promotrice di questo Corso Seminariale dal titolo 'Il Terremoto abruzzese del 6 aprile 2009: dalla diagnosi dei dissesti alla progettazione degli interventi sull'edilizia storica' indirizzato soprattutto agli operatori che si troveranno impegnati nelle attività di restauro del costruito storico danneggiato. Si vuole proporre così un'informazione estesa ai tecnici del settore, adiuvando ad operare in un ambito metodologico comune, con buone soglie di qualità, condivise.

Il Corso, a numero chiuso per un massimo di 180 posti, si articola in un ciclo di dieci lezioni con cadenza settimanale e una durata complessiva di trenta ore.

Lo spirito dell'iniziativa è didattico e culturale insieme, perchè solo attraverso la condivisione del recupero dei beni danneggiati è possibile instaurare un dialogo costruttivo e ri-costruttivo. All'interno delle singole lezioni, tenute da professori universitari e grandi firme del panorama scientifico nazionale nei settori afferenti, è previsto uno spazio dedicato alle 'Presentazioni Applicative' da parte di Ditte od Imprese specialistiche.

L'alto valore didattico che si intende conferire all'iniziativa sarà accompagnato dalla pubblicazione di un 'manuale pratico' dal carattere divulgativo, uno strumento indispensabile per coloro che si avvicendano nel delicato scenario del recupero del patrimonio storico.

Coordinatore del Corso è il Vicario Episcopale per i Beni Culturali, la Cultura e l'Università. Direttore scientifico il Prof. arch. Paolo Rocchi, Ordinario di Consolidamento degli Edifici Storici dell'Università di Roma 'La Sapienza'.

Relativamente alla polemica sollevata negli ultimi giorni dall'Ordine degli Architetti dell'Aquila, che accusa l'Arcidiocesi di clientelismo nei confronti di alcuni professionisti iscritti al corso rispetto al totale degli appartenenti all'ordine stesso, siamo consapevoli che tutto nasce da una scarsa comunicazione tra il presidente e l'ordine.

L'atteggiamento dell'Arcidiocesi è del tutto trasparente  e assolutamente lontano da favoritismi o clientelismi, ma si fonda sulla consapevolezza che solo attraverso il coinvolgimento e il potenziamento delle competenze  locali potrà avviarsi la delicata quanto complessa  ricostruzione del patrimonio storico-architettonico danneggiato dal sisma, contestualmente  alla ri-costruzione dei caratteri identitari della cultura aquilana.

L'elevato numero di richieste di partecipazione, superiore al triplo dei posti effettivamente disponibili, ci rende sereni sulla sincera e condivisa  risposta da parte dei destinatari del nostro messaggio e ci spinge a programmare una seconda edizione del seminario nel mese di gennaio 2011.

Grazie ancora a tutti e a tutti buon lavoro per il bene più vero della nostra città dell’Aquila e tutto il suo territorio.

 

 

+ Giuseppe Molinari

Arcivescovo Metropolita de L’Aquila

 

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