Indiscussa dominatrice del mezzogiorno aquilano, con la sua plastica sinuosità a cifrare una delle più prestigiose quinte urbane, si erge sulla Piazza del Duomo la vigorosa fronte di Santa Maria del Suffragio.
Opera di Lorenzo Bucci di Pescocostanzo, la chiesa fu edificata - in luogo di un edificio più piccolo collocato sul fianco orientale del San Biagio d’Amiternum - dalla Confraternita del Suffragio. Era il 30 settembre 1708. La Curia aquilana concedeva il nulla osta perché si intraprendesse la costruzione della più significativa fabbrica sacra, in suffragio delle centinaia di vittime che la storia del 1703 incideva nella memoria degli aquilani, duramente provati dal terremoto che cambiò sensibilmente il volto dell’urbe.
Di influsso squisitamente romano, questo tempio simbolo della vivacità tardo barocca aquilana, si…
Indiscussa dominatrice del mezzogiorno aquilano, con la sua plastica sinuosità a cifrare una delle più prestigiose quinte urbane, si erge sulla Piazza del Duomo la vigorosa fronte di Santa Maria del Suffragio.
Opera di Lorenzo Bucci di Pescocostanzo, la chiesa fu edificata - in luogo di un edificio più piccolo collocato sul fianco orientale del San Biagio d’Amiternum - dalla Confraternita del Suffragio. Era il 30 settembre 1708. La Curia aquilana concedeva il nulla osta perché si intraprendesse la costruzione della più significativa fabbrica sacra, in suffragio delle centinaia di vittime che la storia del 1703 incideva nella memoria degli aquilani, duramente provati dal terremoto che cambiò sensibilmente il volto dell’urbe.
Di influsso squisitamente romano, questo tempio simbolo della vivacità tardo barocca aquilana, si racchiude in un poderoso corpo parallelepipedo che lascia alla sola facciata principale il ruolo di ricucire, in una soluzione di indiscusso pregio architettonico, la frammentazione del brano urbano circostante.
Opera di Orazio Antonio Bucci di Pescocostanzo, eseguita interamente in pietra concia tra il 1770 e il '75, su progetto dell'aquilano Francesco Leomporra, conferisce alla chiesa quella formosità esteriore e quell'incisività urbanistica che bastavano a sfidare il San Massimo.
L'impaginato di facciata si articola in due ordini corinzi sovrapposti, articolati in paraste che scandiscono i tre consueti partiti parietali di cui il centrale emerge concludendosi sotto le curve della poderosa calotta, lasciando che il tutto si svolga nella sapiente alternanza di pulsazioni concavo-convesse delle masse plastiche scavate a edicole e nicchie. Sebbene l'ornato plastico delle facciate romane sia più dinamico e frastagliato, non vi è dubbio che la fronte del Suffragio si dimostri più dialettica quanto ad ondulazione orizzontale della massa lapidea rispetto alle soluzioni capitoline.
Il cantiere della chiesa ebbe inizio nel 1713 allorché definitivo fu il progetto. La firma quella di Carlo Buratti (1651-1734), allievo del Fontana, i fondi a disposizione quelli recuperati dalla copiosa offerta dei cittadini presso i quali andava intensificandosi in quegli anni il culto dei morti, a seguito del luttuoso evento sismico.
L'organizzazione spaziale dell'interno riprende nella sostanza l'impianto gesuitico della croce latina cupolata, con due sole cappelle laterali innestate all'aula longitudinalmente conclusa nell'invaso rettangolare dell'abside, previa espansione trasversale nel transetto; il tutto vibrante di plasticità classicista che soggiace all'ordinanza architettonica dell'epoca. Lo spazio risulta perfettamente compiuto nel tentativo di restituire i caratteri della complessità estetica che, al secolo, andava via via compiendosi nello stretto colloquio tra le arti all'interno del volume architettonico.
Il risultato fu, senza alcun dubbio, sorprendente e degno di essere iscritto tra le pagine gloriose dell'architettura religiosa aquilana. La cifra stilistica dei repertori d'ornato, che lasciano vibrare lo spazio sotto l'egida della luce filtrante attraverso le ripetute finestrature del tamburo, lasciando che all'intersezione dei bracci si resti pervasi da tanta spirituale luminosità, trova la più alta concentrazione nell'invaso della cupola, straordinario volume, segno ordinatore dell'intera città.
Concepita dal Buratti all'inizio del Settecento, fu compiuta solo nel 1805 su disegno del romano Giuseppe Valadier (1762-1839). Elegantissima nei suoi caratteri neoclassici, impreziosita dai raggi solari che bucano lo splendido cleristorio in cui si articola il poderoso tamburo cilindrico, ariosa nella superba restituzione materica del cassettonato che esplica l'intradossale, la cupola aderisce perfettamente al programma classicista dello spazio sottostante, lasciando comunque intravedere il carattere di un linguaggio ormai più vicino ai valori estetici dell'Ottocento, consapevoli di una propria autonomia stilistica rispetto ai temi arcadici.
Il repertorio pitto-scultoreo che la chiesa custodisce al suo interno, unitamente a quanto di più riuscito possa intendersi in termini di omogeneità stilistica della massa architettonica, fanno del Suffragio il capolavoro indiscusso del Settecento aquilano.